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7 Aprile 2023

Del nido del cuculo

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e di altre burle

IN questo articolo vorrei parlarvi del capolavoro di Ken Kesey, Qualcuno volò sul nido del cuculo ( titolo originale: One flew over the cuckoo's nest). Se il libro è rimasto nella nicchia dei cult anni '70, sicuramente è più noto per l'adattamento cinematografico di Milos Forman con Jack Nicholson come protagonista.

Ma gli aspetti di cui voglio trattare in questo articolo non compaiono nel film o sono stati distorti.

L'archetipo maschile dell'abbondanza

Il primo è la personalità stessa di McMurphy, il protagonista: nel libro, McMurphy è un energumeno irlandese ( il cognome dovrebbe averci dato un indizio) grande e grosso, forte come un toro, rosso di pelo e di temperamento, straripante di energie di tutti i tipi: il bisogno di ridere, di giocare, di sfidare i suoi compagni di sventura per una fantomatica supremazia del più matto, i suoi appetiti sessuali ne fanno un personaggio pantagruelico, inscritto nell'archetipo Dagda/Thor/Giove che simboleggia l'eccesso, l'abbondanza inesauribile di caratteristiche vitali.

Ora, per quanto io sia una grande ammiratrice di Jack Nicholson, mi sono resa conto di quanto questa scelta di casting ci abbia fatto perdere nella rappresentazione dell'archetipo iniziale: nel film Nicholson inscena la finezza sorniona, calcolatrice, più adatta a un Ermes o a un Odino, una forza dunque controllata e civilizzata. Nel libro, viceversa, Mc Murphy è la forza della natura, la forza incontrollabile dell'elemento fuoco che viene a scuotere il mondo bianco ed asettico della malattia istituzionalizzata, del ragionamento come violazione della persona e della burocrazia come arma contro la vita. Se avete visto il film sapete come andrà a finire... All'epoca i lieti fine panteistico-new-age, edificanti, in cui la Natura sopravvive sempre e rimette tutto a posto non andavano di moda. Eravamo forse più vicini alla realtà del nostro vivere quotidiano. Ma non è un caso che sia proprio il Grande Capo Bromden, (l'immenso indiano che si finge sordomuto), altro archetipo dell'uomo come rappresentante della Natura, a sfondare l'inferriata e liberarsi. A proposito del Grande Capo, c'è un altro aspetto che mi ha colpita molto: il libro è scritto dal il suo punto di vista, è lui la voce narrante. I suoi deliri immaginifici in stile, mi verrebbe da dire, steampunk, si fondono in maniera totalmente plausibile con i suoi ricordi intrisi di natura e di saggezza della sua infanzia nella riserva indiana e di suo padre, che era grande come una montagna, prima di rimpicciolire. Forman decise di non mantenere questo punto di vista e perse così dopo due sole settimane di riprese la collaborazione di Kesey che, giustamente, disapprovò questa scelta. ( fonti: Wikipedia e premessa delledizione francese Folio del libro).

Questo duplice archetipo salvifico della forza naturale maschile è molto interessante. Oggigiorno si tende, per motivi alla base comprensibili, ma se portati all'eccesso nefasti, a contrapporre un archetipo demonizzato del maschile violento, insensibile e prevaricatore a un femminile pacifico, empatico e ricettivo. È un'ideologia seducente, ma le mie esperienze di lavoro passate esclusivamente in ginecei ad alto tasso di competitività mi tengono al riparo dal crederci davvero. Vediamo dunque un archetipo positivo e salvifico del maschile: McMurphy porta nell'ospedale psichiatrico, prima ancora del desiderio di ribellarsi alla matriarca plastificata Miss Ratched, la risata. Questo è un elemento imprescindibile: il riso, come la bellezza, la musica e pochissime altre cose al mondo, rendono l'essere umano invincibile. Miss Ratched lo sa, e per questo scoraggia ogni forma di ilarità con i suoi ragionevoli discorsi pietistici e moralistici. Durante la stesura del mio romanzo Memorie di un folletto, ( sezione LIBRI https://elisanicotra.fr/it/libri/ I primi punti in comune tra Flannan O'Connor e Mc Murphy saltano all'occhio ) mi sono dilettata in varie letture sui manicomi. In una di queste letture, su Franco Basaglia, mi ha profondamente colpita la testimonianza di un'infermiera che, negli anni '70 anche lei, spiegava che se un internato scoppiava a ridere veniva automaticamente sottoposto alle “cure di idroterapia”, così come avveniva anche se mai gli fosse venuta voglia di cantare. ( vedi bibliografia: Franco Basaglia....) Ora, nel nostro romanzo di Ken Kesey, le prime cose che McMurphy fa sono: in primis, sfidare il più matto di tutti, Harding, per contendergli la palma della follia, in secundis guardare negli occhi tutti gli internati, fare domande, dialogare persino con i Vegetali (si tratterà quindi di un monologo) insomma infrangere tutte le leggi non scritte di condotta manicomiale... ma soprattutto ridere e cantare. Questi due elementi sono per me i due pilastri che gli permettono di prendere lo slancio e sfidare Miss Ratched e il suo stuolo di infermieri. Gli scherzi, le battute a doppio senso, le oscenità, sono elementi che, inoltre, ci ricordano una figura archetipica del folklore e della mitologia, credo, universali: il trickster.

Trickster e Greene Man

Chi frequenta il mondo delle fate deve essere necessariamente pronto ad affrontare una tale personalità. Il trickster è l'elemento motore di tante commedie, narrazioni e racconti mitologici. Senza un Puck, senza un Matto, senza un Amleto, nessuno degli altri personaggi avrà una giustificazione per muoversi, i misteri e i segreti resteranno sepolti, il mondo resterà addormentato come dopo la maledizione di una fata offesa. McMurphy agisce in un susseguirsi di scherzi, di farse, di provocazioni, pur agendo, a detta della stessa infermiera-capo Miss Ratched, a mente fredda. C'è del metodo nella sua follia, potremmo dire, citando giust'appunto l'Amleto.

Il fatto che la sua follia metodica lo porti tuttavia a un sacrificio, per il bene di tutta la comunità di pazzi o presunti tali, lo accomuna alla figura del Greene Man, il Re dell'Estate, o Re Quercia, straripante di vigore, di ardore e di vita, che viene ogni anno sacrificato al suo successore, il Re Agrifoglio e Re dell'Inverno.

Non è un caso che anche il Greene Man sia un trickster: ( vedi bibliografia: The quest of the Green Man) rappresentato nelle cattedrali come una testa che sbuca da un fitto fogliame, spesso intento a mostrare la lingua o a sogguardarci con aria beffarda, il Greene Man, a differenza del suo corrispettivo italo-germanico Uomo Selvatico, è un burlone. Nella tradizione inglese, è stato impersonato dal mitico Robin Hood, altro sovvertitore dell'ordine costituito, che rubava ai ricchi per dare ai poveri, da John Barleycorn, il re del grano che viene sacrificato ogni anno, ma ogni anno rinasce, da Robin Goodfellow, doppio di Puck, giustappunto.

Ma in tutto questo, cosa c'entra il cuculo?

Il Cuculo

Nella musica tradizionale, nella letteratura medievale e rinascimentale, il cuculo annuncia la primavera; ma non è come gli altri uccelli. Il cuculo ci invita a giocare a nascondino nel bosco con lui ai primi segnali della rinascita della natura, ma il suo scherzo, per quel che riguarda le altre specie di uccelli, è di pessimo gusto. Mamma cuculo, infatti, depone le sue uova senza farsi il minimo scrupolo, nei nidi di altri uccelli spesso molto più piccoli di lei. L'uovo sarà più grande di quelli legittimamente deposti dai proprietari del nido e, fatalmente, per legge di natura, riceverà più attenzioni. Dopo la schiusa, il pulcino, incombente ed affamato, non esiterà a gettare fuori dal nido i fratelli adottivi, per essere l'unica bocca che i genitori ignari sfameranno.

Da qui, credo, deriva l'espressione mocking bird (l'uccello beffardo)

In musica

Uscendo dai risvolti puramente naturalistici per ritornare alla simbologia, il cuculo, come araldo della primavera, annuncia anche gli ardori amorosi, e, come vedremo nel brano che ho scelto di associare al libro, una metafora per l'organo sessuale femminile.

Per questo, mi piace immaginare che McMurphy avrebbe cantato volentieri, sapendosi a portata di orecchie della puritana Miss Ratched, la canzone tradizionale The cuckoo's nest

https://www.youtube.com/watch?v=ZOIIb8qCMNw

( peccato che Ken Kesey, americano e profondamente radicato nella sua realtà contemporanea, sembrasse ignorarla!)

Ho scoperto questo brano, registrato proprio nello stesso periodo in cui uscì il libro di Kesey, dall'eclettico gruppo di artisti che non vollero darsi un nome, ma piuttosto creare un'ampia genealogia: l'antenato fu il primo album Morris On/Morris Off, seguito poi da Sons of Morris On, Grandsons of Morris on... Dal gioco di parole insito nel titolo intuiamo che le protagoniste di questi album sono le morris dances, danze tradizionali inglesi che celano un antico significato rituale il cui protagonista è il Greene Man. Ed ecco che il cerchio si chiude.

La canzone si struttura nel classico topos letterario del dialogo d'amore tra un giovane baldanzoso e propositivo e una fanciulla candida che lo respinge e si ritira, seppur controvoglia. Un altro esempio di questo topos è la Rosa fresca aulentissima di Ciullo d'Alcamo, di cui ho realizzato una versione in musica che potete ascoltare qui: https://elisanicotra.bandcamp.com/track/rosa-fresca-aulentissima

Questi dialoghi erano parte integrante di tutte le feste e rituali di fertilità come le Calendimaggio, ma anche i matrimoni, che si celebrano infatti, tradizionalmente, a partire dal momento della fioritura del biancospino... e della “nidificazione del cuculo!

Vi trascrivo qui solo il ritornello della canzone The Cucko's nest:

Some like a girl who is pretty in the face

some like a girl who is slender in the waist

But give me a girl that will wriggle and will twist

at the bottom of the belly lies the cuckoo's nest”

“Ad alcuni piace una ragazza bella in viso

Ad altri una snella di fianchi

Ma datemi una ragazza che si torce e che guizza

in fondo alla pancia sta il nido del cuculo”

Con ciò vi saluto con uno sberleffo e vi invito alla lettura e all'ascolto, ma anche alla risata, ai gesti inconsulti per accogliere la primavera e a sfidare i metaforici manicomi della vita.

e... perché no, se i trickster dai capelli rossi e i manicomi vi interessano, ci sono buone possibilità che le mie Memorie di un folletto facciano per voi! https://elisanicotra.fr/it/bottega/memorie-di-un-folletto-cartaceo/

Bibliografia

Claudio Risé, Il maschio selvatico

https://claudio-rise.it/index.php/25-il-maschio-selvatico

John Matthews, The quest of the greene man

https://www.goodreads.com/book/show/249857.The_Green_Man

Nico Pitrelli, Franco Basaglia, l'uomo che restituì la parola ai matti

Elisa nicotra

Quando mi chiedono cosa faccio nella vita, mi trovo spesso in imbarazzo: per riassumere, potrei dire che ho consacrato tutta la mia vita a cercare ed offrire bellezza - quella piccola inezia così fondamentale per la salute psicofisica di qualsiasi essere vivente – per la mia sopravvivenza e quella di chi, come me, ha un bisogno vitale di armonia e creatività, e mi ritengo onorata di essermi trovata in questi panni - vieppiù variopinti.

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Sono Elisa Nicotra, un'arpista, cantautrice e scrittrice al servizio della corte fatata, e di chi, da qui sulla terra degli uomini, ne ha ancora nostalgia. Benvenuti nella mia corte di miracoli, arte, miti e riti.
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