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6 Settembre 2022

Il lupo nella mitologia funeraria

Ho descritto in un blogpost precedente i demoni-uccello di ambito funerario. C'è un altro animale che richiama l'ambiente oltremondano: il cane. Abbiamo già visto nell'articolo sui demoni-uccello il piccolo cane “stregare” il demone-uccello nella brocca del Museo Gregoriano.

Il cane e il lupo sono spesso intercambiabili. Consideriamo che nel mondo antico la domesticazione del cane era ancora ben lontana da quella attuale, e che gli incroci potevano continuare ad avvenire, sicuramente in Italia, paese interessato da una costante presenza del lupo su tutto l'arco appenninico. Il cane Cerbero è guardiano e segnacolo degli Inferi. Lo sciacallo Anubis è il dio che preserva il defunto attraverso l'oltre-tomba, nel folklore balcanico sono i cani a proteggere i morti dagli spiriti maligni subito dopo la sepoltura, ma in Scozia ( il Cú Sith) come in Inghilterra è un cane nero ad annunciare la morte di chi lo vede. Il lupo è simbolo di Aita, (Ade etrusco), ma anche di Apollo, che per tutto l’arcaismo era connotato come dio vendicatore e distruttore, che colpisce con le sue frecce dando la morte, non visto.  In epoca arcaica il legame tra Apollo e la sorella Artemide era molto più stretto che nell'epoca classica, quando l'immaginario apollineo si “civilizzò” notevolmente, portando in primo piano aspetti solari e poetici. Talvolta Apollo stesso è rappresentato in forma di lupo: uno dei suoi attributi, Apollo Liceo (Lykaios) significa Apollo dei lupi. 

Vediamo un mito greco in cui possiamo vedere, nelle rappresentazioni pittoriche, un elemento genuinamente arcaico di Apollo: c'è una versione dell'uccisione di Achille da parte di Paride che avviene nel tempio di Apollo, dove l'eroe è attirato con la promessa di sposare Polissena, figlia di Priamo. Molte raffigurazioni di questa scena si svolgono presso una fontana, seguendo le fonti pseudo-omeriche. In una di esse, dipinta su un'anfora conservata ai Musei Vaticani, la statua al centro della fontana è quella di una figura antropomorfa, pelosa, con testa di lupo. Con ogni probabilità si tratta di Apollo “Lykaios”, o Liceo. Purtroppo una fotografia di quest'anfora mi risulta introvabile, ma la figura del lupo-Apollo somiglia molto a quella dipinta nel piatto etrusco qui accanto, dove vediamo al centro un uomo-lupo nell'atto della corsa  inginocchiata, e intorno un centauro, un demone alato femminile  e un arciere munito di un altro strumento, interpretabile forse come una clava, il che ci può portare ad ipotizzare che si tratti di Eracle, e in tal caso il centauro potrebbe essere identificato con Nesso. Tutti sono impegnati in una corsa intorno all' ipotetico Apollo-lupo.

Voglio ricordare che in epoca arcaica e ancor prima, protostorica, probabilmente le divinità greche non avevano  aspetto umano, o forse lo avevano solo in parte, così come avviene in ambito egizio, indù, nei pantheon americani e mesopotamici... Uno studio non solo della pittura dell'epoca, dell'evoluzione delle forme di divinità nella statuaria da protostoria ad arcaismo, e anche un'analisi degli epiteti dati alle divinità nei poemi omerici (uno fra tutti: “Era boopis”, “Era dagli occhi/volto di vacca”) ci porterebbe a considerare un immaginario completamente diverso a quello che ci è evocato dalla pittura e dalla scultura classiche, e più vicino, se mai, a quello egizio.

L'evoluzione di queste rappresentazioni antropo-zoomorfe è quella intermedia degli dèi affiancati ai loro animali paredri o capaci di trasformarsi in animali: Zeus con l'aquila, o sotto forma di toro nella sua conquista di Europa, Ra-ariete, Artemide e i suoi cervi... Un'altra evoluzione è quella del dio coperto da una pelle di animale: Eracle e la pelle di leone, Aita incappucciato da una testa di lupo come lo vediamo nella Tomba dell’Orco II e nella Tomba Golini I. Questo elemento ci ricorda molte pratiche estatico-religiose appartenenti ad altre culture.

Nella mitologia norrena, gli dèi odino, Frigg e Loki possono volare semplicemente indossando un mantello di piume, ma nelle stessa area geografica abbiamo anche l'esempio degli ulfhednar ( “veste di lupo”), e della loro variante più nota: i berserkir, (pelle di orso). Nel mondo romano, sono gli Hirpi Sorani  (letteralmente “lupi si Suri”), sacerdoti del monte Soratte, dediti al culto del dio Suri, poi confluito in quello di Apollo. Questo aspetto fa parte della pratica, generale e non specifica delle popolazione germaniche, di vestirsi dell'animale abbattuto, o mangiarne la carne, per essere tutt'uno col suo spirito e assorbirne i poteri e le qualità.

Tale pratica era verosimilmente già diffusa nella Preistoria e sembra avere accomunato molte pratiche sciamaniche, indipendentemente dall'ubicazione geografica. Il lupo è stato uno degli animali più ammirati e rispettati dalle società cacciatrici fin dalla Preistoria: presso gli Hittiti era simbolo di onniscienza, in Cina di fertilità, e solo in seguito, con l'affermarsi delle civiltà sedentarie di allevatori viene visto come nemico. Secondo quest'ottica, dunque, la società greca arcaica,sebbene già ampiamente inserita in un sistema di vita sedentario, pastorale e agricolo, conserva inconsapevolmente questo alleato, almeno per quel che riguarda l'affrontare i pericoli del viaggio nell'Aldilà.

Nel mondo egizio ci sono tre figure legate al regno dei morti: Khentamentyu, Upuaut e Anubi.

Upuaut, “colui che apre le strade”, è un lupo che indica alle anime dei defunti il percorso da intraprendere per l'aldilà.

Khentamentyu, “il primo degli Occidentali”, in forma di sciacallo, è il secondo segnacolo verso Occidente, la terra dei morti.

Infine Anubi, divinità degli inferi con testa di sciacallo, presiede all'imbalsamazione del corpo e al giudizio dell'anima, ponendo il cuore del defunto su una bilancia, sul cui secondo piatto c'è una piuma. Se il cuore pesa più della piuma, viene dato in pasto ad Ammit, demone con muso di coccodrillo, corpo di leone e  zampe di ippopotamo.

Questa visione dell'aldilà, tra l'altro ricorda molto da vicino alcune visioni cristiane dell'inferno.

Lo studio si potrebbe protrarre con un'analisi del mito del licantropo, che mi riprometto di condividere con voi al più presto. Attualmente, questa breve carrellata vuole solo essere un esempio di quel che ci si può aspettare dalle mie conferenze musicali sugli animali, in questo caso sul lupo.

Queste ricerche sono anche alla base dell'immaginario che è servito alla genesi del Canto del dio selvaggio, il mio secondo romanzo.

Fonti :

Corso di storia dell'arte greca all'università di Pavia ( Prof. Cristina Troso e Stefano Maggi), corso di Etruscologia col professore Maurizio Harari e le ricerche per la mia tesi di laurea in etruscologia.

L'articolo di Raph Häussler (2016) Wolf & Mythology,

https://ralphhaussler.weebly.com/wolf-mythology-italy-greek-celtic-norse.html

i libri :

Tommaso Braccini, « Prima di Dracula : archeologia del vampiro »

Gabriella Agrati e Maria Letizia Magini, « Miti e leggende dei vichinghi »

« Creature della notte », collana Miti e Leggende di Hobby&Works.

Elisa nicotra

Quando mi chiedono cosa faccio nella vita, mi trovo spesso in imbarazzo: per riassumere, potrei dire che ho consacrato tutta la mia vita a cercare ed offrire bellezza - quella piccola inezia così fondamentale per la salute psicofisica di qualsiasi essere vivente – per la mia sopravvivenza e quella di chi, come me, ha un bisogno vitale di armonia e creatività, e mi ritengo onorata di essermi trovata in questi panni - vieppiù variopinti.

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Sono Elisa Nicotra, un'arpista, cantautrice e scrittrice al servizio della corte fatata, e di chi, da qui sulla terra degli uomini, ne ha ancora nostalgia. Benvenuti nella mia corte di miracoli, arte, miti e riti.
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