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Libri

Il mio percorso di scrittrice

... è stato prevalentemente sotterraneo.

Scrivo da quando ero piccola e, come molti, ho coltivato il sogno di diventare scrittrice, pur sentendomi dire che con i libri non si mangia. Non ho mangiato lo stesso, e quindi, a partire dal 2015, mi sono allegramente dedicata alla scrittura non solo nei ritagli di tempo, ma alla luce del giorno e senza rimorsi. Prima, ho comunque fatto in tempo a vincere due concorsi di poesia giovanile nel 1993 e 1994 e ho continuato sempre a scrivere poesie, da alcune delle quali ho tratto i testi delle mie canzoni.

Nel 2017 ho pubblicato il mio primo romanzo, Il figlio del bosco, poi ampliato col nuovo titolo di Memorie di un folletto nel 2021, non senza averne nel frattempo curato la pubblicazione in francese ed il riadattamento in forma di spettacolo in entrambe le lingue. Il secondo romanzo, in uscita alla fine del 2022, si chiama Il Canto del dio selvaggio.  Entrambi sono fortemente ispirati alla musica, al folklore e all'arte del XIX secolo, ma se il primo ha un'ambientazione squisitamente irlandese (nonostante l'ubicazione di parte della storia in Inghilterra) il secondo gode di un clima più variegato: a quello glaciale della Scandinavia fa da contrappeso il caldo umido di Venezia, con punte di sabbie nordafricane e una dose generosa di piogge bretoni. Se nelle Memorie sono le canzoni a dare il nome ai capitoli, nel Canto sono le rune ed i tarocchi.

Il dialogo tra scrittura e musica è il pilastro della mia creatività. Ma anche la pittura fa parte della mia concezione totale dell'arte, ed è per questo che nelle Memorie cito Richard Dadd, pittore preraffaellita, e Malo Le Floc'h, protagonista del Canto del dio selvaggio è un pittore simbolista, ispirato a Gustave Moreau e Mariano Fortuny.

Ma tutto nella vita è fonte di ispirazione: dalle esperienze del quotidiano ai sogni, ai viaggi, alle letture, alle amicizie, posso contare queste due ultime sotto un'unica categoria: come molte persone, sento che certi libri sono dei veri amici, e sono stata felice di sentire che i miei lettori hanno percepito la stessa sensazione riguardo alle Memorie di un folletto e anche, per coloro che lo stanno leggendo in anteprima, per Il Canto del dio selvaggio. Tra i miei più cari amici, conto vari classici inglesi dell'800, la poesia francese della stessa epoca, il fantasy storico e gli studi di etnografia e di storia delle religioni.

M

emorie di un folletto

"Questa è la storia di Flannan la Volpe del Connemara, di Flannan il Folletto, il Violinista. Se la mia gola fosse meno secca ed il mio bicchiere meno vuoto ve la racconterei, ma mai, mai vi direi che questa è la storia di Flannan il Folle". Sebbene rinchiuso nel più orribile manicomio dell'Inghilterra vittoriana, privato del suo violino (un violino che non viene suonato, si ammala e muore, gli aveva detto Padraig, il suo maestro), il folletto forse folle può almeno continuare a cantare e raccontare del suo mondo fatato, delle musiche della sua terra e della bella Maggie, spocchiosa ed intelligente tanto da metterlo nei guai. Saranno i suoi canti in gaelico, di una bellezza struggente ed ammaliante, a salvarlo? O la sua lotta appassionata per la sua libertà e per quella del suo popolo perseguitato? O la complicità di un infermiere bretone e dei neodruidi di Glastonbury? Lo ignoriamo, ma lo seguiremo al passo delle sue danze fino alla Collina delle Fate. »

In vendita in formato ebook o cartaceo su Streetlib,Mondadori store, Amazon et alia. Qui puoi, prima di comprarlo, leggere la presentazione, un estratto dei primi due capitoli e delle recensioni:

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Lo spettacolo

La presentazione del libro "Memorie di un folletto" con letture e musiche dal vivo a cura dell'autrice è un'occasione più unica che rara di scoprire come diavolo si pronunciano tutti quegli sproloqui in gaelico che ne imbrattano le pagine (non temete, tutte le traduzioni sono doverosamente fornite). Posso altresì rivelarvi che durante queste letture mi vedrete ubriacarmi, inveire, cantare in gaelico e suonare un'arpa al posto di un violino, o suonare in duo con qualche violinista di passaggio. È un'esperienza iniziatica, come ognuno dei miei spettacoli.

I

l canto del dio selvaggio


« Nella Francia fin de siècle, Malo le Floc'h è un giovane pittore bretone dedito all'autodistruzione e alla ricerca di un mondo magico e perduto. Vrargur, una creatura misteriosa che percorre i mari più pericolosi in compagnia di una masnada di vichinghi e di un'arpa magica, è gravato da un destino e da una missione antica come il mondo. Cosa deriverà dal loro incontro a Venezia? I tarocchi e le rune ci sveleranno capitolo per capitolo il grande Arcano. »

 Recensioni:

 

Un libro inaspettato, denso, potente. Cinquecento pagine e più da trascorrere in compagnia di miti e leggende e ancora tra i boschi della Bretagna, nei salotti vacui della Parigi fin de siècle, a tavola con d’Annunzio in una Venezia da … morte a Venezia E poi la pittura, la musica, il teatro popolare nei campielli, fili conduttori di vicende e vite, vite ai margini, vite distratte e distrutte. La scrittura di Elisa maneggia sapientemente tutto questo e tratteggia storia e storie che rimangono dentro.

Alessandro

Sono certa che anche da questo libro deriverà uno spettacolo assortito. Stay tuned! (direbbe Vrargur, la cui arpa, quando è scordata, lo manda in mondi imprevedibili ed inospitali)

Sono Elisa Nicotra, un'arpista, cantautrice e scrittrice al servizio della corte fatata, e di chi, da qui sulla terra degli uomini, ne ha ancora nostalgia. Benvenuti nella mia corte di miracoli, arte, miti e riti.
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