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6 Settembre 2022

Unicorni, Liocorni, Alicorni

Oggigiorno gli unicorni vanno talmente di moda da stomacare anche i sostenitori più accaniti di queste creature leggendarie. Cerchiamo allora di grattare sotto la vernice glitterata per ritrovarne le origini. Le origini sono in effetti antichissime: fonti babilonesi, greche e cinesi ci riportano l'ipotesi che questo animale si fosse estinto durante la caduta di Atlantide. Infatti, nella Bibbia questo avvenimento mitico (ma corroborato da fonti storiche, letterarie ed archeologiche) corrisponde al Diluvio Universale. La maggior parte delle iconografie dell'arca di Noè, cioè dell'arca che custodisce la vita umana ed animale al disopra dei flutti vendicatori, soprattutto nella pittura rinascimentale, ci mostrano l'unicorno andare solo verso l'arca. Cosa sia accaduto dopo, si può immaginare. Ma questa sua solitudine, e quest'ambiguità sul sesso dell'unicorno (in tutti i paesi ad eccezione della Francia quest'animale esiste solo nel genere maschile) trae origine dalla sua essenza alchemica: l'unicorno alchemico è ermafrodito, o meglio, racchiude il femminile ed il maschile in sè, come, secondo Platone, anche gli esseri umani durante l'Età dell'Oro. La sua appartenenza ad un'epoca felice e ormai finita è quindi ribadita due volte. La nostalgia è insita nell'unicorno, unico nel suo genere come lo è il corno sulla sua fronte.

In epoca medievale, il liocorno è una derivazione ancor più struggente: essere ibrido, in parte leone, in parte capra ed in parte cavallo, languisce in grembo alle vergini. Esse, vergini di corpo ma non di spirito, approfittano dell'ingenuità... del candore di questo animale, per offrirsi come esca nelle battute di caccia al liocorno, rappresentate in miniature, poemi e arazzi dal XII al XV secolo.

Per traslato, il liocorno o l'unicorno è diventato simbolo di castità e di sacrificio. Simbolo cristologico, da un lato, in virtù del suo candore immacolato, dà all'episodio della caccia al liocorno un'accezione sacrificale e salvifica. Nel ciclo degli arazzi della Caccia al Liocorno, infatti, vediamo l'arazzo conclusivo, quello che segue la morte del liocorno, raffigurante l'animale, che stilla ancora sangue dalla ferita al petto ( elemento, questo, di altissima simbologia) racchiuso in un hortus conclusus, ovvero un giardino recintato, riparato, colmo di fiori e di delizia, che si contrappone alla natura selvaggia come luogo di natura coltivata, e quindi innocua. Il concetto di hortus conclusus medievale è strettamente legato al giardino dell'Eden. Vediamo dunque quest'ultimo arazzo rappresentare un liocorno cristologico, assurto in paradiso dopo il martirio, spargere il suo sangue per la salvezza dell'umanità. E probabilmente da questa accezione si è poi diffusa la leggenda, corroborata da vari bestiari, per cui il corno di unicorno, intinto nell'acqua o sciolto in essa sotto forma di polvere, fosse un antidoto contro i veleni. Questo ha purtroppo provocato un rischio di estinzione dei narvali, che sono i veri possessori dei corni esposti in vari musei ( ad esempio il Palazzo Ducale a Venezia) e che misurano più di due metri di lunghezza, dimostrando così che un animale della taglia compresa tra quella di una capra e di un piccolo cavallo non potrebbe trascinarsi dietro una tale propaggine. 

Sempre in ambito profano, invece, dal XV secolo e per tutto il Rinascimento il liocorno diventa simbolo della castità della sposa, ribadendo quindi le virtù di purificazione e di purezza ad esso attribuite. Parrebbe essere questo il senso principale del ciclo di arazzi della Dame à la Licorne, offerti a, o commissionati dalla famiglia La Viste, presumibilmente in occasione delle nozze.... La castità e la verginità della seconda sposa è allora garantita dalla presenza del liocorno al suo fianco, candido come sono candidi in genere i cagnolini che rappresentano invece la fedeltà della donna.

Le simbologie insite in questo ciclo di arazzi, come in quello citato in precedenza, sono vastissime. Se volete conoscerle in maniera approfondita, vi invito alla lettura delle fonti a cui ho attinto : “The Lore of the Unicorn” di Odell Shepard, “Le livre de la Licorne” di Yvonne Caroutch e The unicorn tapestries di Margaret Freeman (dei quali forse esistono delle traduzioni in italiano).

Altri elementi, aneddotici ma interessanti, sono l'unicorno araldico. In Italia esiste la famiglia Alicorni, probabilmente originaria di Roma o ad ogni modo stanziata a Roma, ma vediamo l'unicorno ornare anche il blasone della famiglia Borromeo: è celebre la villa Borromeo all'Isola Bella, il luogo più popolato di unicorni che si conosca in Italia. All'estero, la Francia, in particolare Parigi con il museo di Cluny dove sono conservati gli arazzi succitati della Dama e il Liocorno, ma anche il Museo dell'unicorno a Sienne e il castello di Raray. C'è un Paese che, tuttavia, supera di gran lunga l'Italia  e la Francia in quanto a presenza di unicorni, ed è la Scozia: l'unicorno infatti ne è l'emblema, così come l'arpa è l'emblema dell'Irlanda. Sono dunque gli emblemi araldici di questi Paesi, precedenti all'annessione inglese e alla creazione di bandiere moderne. Se avete mai letto per intero Alice nel paese delle meraviglie e Alice attraverso lo specchio, vi ricorderete che Alice incontra l'unicorno, e che vengono menzionate le rime che illustrano in maniera araldica ed allegorica la lotta per la corona tra Mary Stewart e Elisabetta I nel XVI secolo:

The lion and the unicorn ( dove il Leone rappresenta l'Inghilterra e l'Unicorno la Scozia)

were fighting for the crown»

Troviamo dunque qui, contrapposti, gli stessi animali della Dama ed il Liocorno.

Piccola curiosità squisitamente personale: tempo fa, volendo pubblicare il mio primo romanzo sotto pseudonimo, decisi di anagrammare il mio nome e cognome e ne venne fuori... Esta Alicorni. Ho in seguito abbandonato questo pseudonimo per non indurre i miei lettori in confusione, ma  da allora so che in me ci sono degli alicorni.

Elisa nicotra

Quando mi chiedono cosa faccio nella vita, mi trovo spesso in imbarazzo: per riassumere, potrei dire che ho consacrato tutta la mia vita a cercare ed offrire bellezza - quella piccola inezia così fondamentale per la salute psicofisica di qualsiasi essere vivente – per la mia sopravvivenza e quella di chi, come me, ha un bisogno vitale di armonia e creatività, e mi ritengo onorata di essermi trovata in questi panni - vieppiù variopinti.

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Sono Elisa Nicotra, un'arpista, cantautrice e scrittrice al servizio della corte fatata, e di chi, da qui sulla terra degli uomini, ne ha ancora nostalgia. Benvenuti nella mia corte di miracoli, arte, miti e riti.
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